L’intonaco si effettua per protezione, per regolarizzazione e per l’eliminazione di tutte le asperità dalle superfici; è la fase lavorativa successiva la realizzazione di muri, pareti, tramezzature, soffitte.
Per questi scopi, se il muratore usa la malta convenzionale e di antica formazione per realizzare l’intonaco, questa potrà essere usata sia per interni e sia per esterni. Tuttavia negli ultimi anni hanno avuto sopravvento per la realizzazione di intonaco le malte premiscelate in polvere, con caratteristiche simili alle malte tradizionali ma oltre ad avere come leganti principali la calce e cemento, alcune di esse contengono anche il gesso. In tal caso la malta contenente porzioni di gesso come legante non è adatta per intonaci esterni.
Si fa eccezione dell’uso di intonaco per motivi di finitura quando le opere sono realizzate a “faccia vista” ossia che hanno la caratteristica di evidenziare le originali forme e colori della pietra naturale o le particolari simmetrie e/o lavorazioni ad effetto estetico (rustico, antico, ricoperto) dei mattoni. La realizzazione di intonaco è un’arte antica, il bravo muratore non si limita semplicemente ad attaccare malta alle pareti e renderla più o meno omogenea e/o liscia.
L’intonaco fatto a regola d’arte, eseguito con malta tradizionale o anche con premiscelati, nei limiti del possibile deve regolarizzare le pareti. Per regolarizzazione pareti si intende rispettare il “piombo”, cioè assicurare la verticalità a lavoro finito e accertare che gli spigoli e/o gli angoli siano a “squadro”, cioè che siano angoli retti precisi, soprattutto quando sulle pareti intonacate si deve posare in opera un rivestimento e ancor
più un mosaico. Per ottenere questo buon risultato il muratore svolge il suo lavoro di intonaco in quattro fasi principali e generalmente sono: increspatura-sbruffatura; strisce-fasce di regolarizzazione; bozza-rinzaffo; intonachino.
Grazie allo sviluppo tecnologico a disposizione sul mercato ci sono delle malte premiscelate eco-sostenibili con caratteristiche traspiranti, coibenti, deumidificanti, idrorepellenti, ignifughe. Queste risorse, ben gestite secondo le circostanze e dall’esperienza di un bravo muratore possono essere utili per la risoluzione di diverse problematiche che spesso si possono verificare.
In modo esemplificativo di seguito si indicano i dati caratteristici di una buona malta coibente.
Caratteristiche di malta per intonaco con elevata capacità termica
L’intonaco con elevata capacità termica ha diverse caratteristiche, vediamole insieme:
- Il peso specifico ideale deve essere circa 250-350 kg/mc. Una malta per intonaco con il giusto ps è poco densa, leggera, non favorisce le dispersioni perchè ha elevata inerzia termica, ossia ammortizza e proroga la profusione termica.
- La celerità di trasmittenza del vapore preferibilmente non deve essere inferiore a 300 g/mq in 24h. Questo significa che la malta con queste caratteristiche conferisce all’intonaco un’ottima coibentazione, non si raffredda velocemente e quindi non permette condense dovute all’escursioni termiche che potrebbero portare al formarsi di muffe.
- La penetrabilità al vapore dovrebbe essere almeno µ 5-7, un dato che deve mantenersi basso, quanto più basso è il coefficiente di resistenza alla permeabilità tanto più facilmente la malta evacua i vapori accumulati internamente le abitazioni.
- Il coefficiente termico almeno λ 0,030 a 0,070 W/mk per una densità della massa corrispondente tra circa 800 e 1200 kg/mc.
Intonacare: come si stende l'intonaco
L’intonaco ha la triplice funzione di realizzare una finitura regolare e valida dal punto di vista estetico, di proteggere le strutture murarie sulle quali viene applicato e di essere un vero e proprio polmone igrometrico d’ambiente.
All’esterno l’intonaco ha una prevalente funzione protettiva contro l’azione corrosiva degli agenti atmosferici, per cui la proprietà più importante dovrà essere quella di assorbire acqua e di restituirla velocemente all’aria; dovrà inoltre presentare una buona permeabilità al vapore.
Per quanto riguarda l’interno, l’operazione d’intonacatura ha diversi scopi, ma uno dei più importanti è sicuramente quello di assorbire l’umidità superficiale delle pareti, evitando i fenomeni di condensa e di gocciolamento; ha inoltre lo scopo di rendere lisce le superfici murarie per permettere loro di ricevere le tinte. Le malte di calce sono indubbiamente le più adatte a soddisfare pienamente i requisiti richiesti.
Esistono anche degli intonaci specifici che possono essere applicati sopra le guaine, permettendo quindi di ristrutturare senza dover smaltire guaina bituminosa o ardesiata presente nello strato inferiore.
Un intonaco può essere composto da tre strati: rinzaffo, arriccio e velo.
- Il rinzaffo è il primo strato dell’intonaco, solitamente ha uno spessore che varia da 1 a 2 cm e viene eseguito gettando con forza la malta con la cazzuola, con il solo movimento del polso. Si impiega sabbia piuttosto grossa per poter avere una superficie scabra, che dev’essere però abbastanza livellata. Sul primo strato appena asciugato, si stende il secondo strato d’intonaco. Si può eliminare quando la superficie della muratura è liscia; se però è troppo liscia, si usa bagnare il muro con piccoli spruzzi di malta grassa sul muro. Prima dell’arriccio bisogna attendere la perfetta asciugatura e verificare che gli schizzi siano saldamente fissati.
- L’arriccio è normalmente il secondo strato dell’intonaco, ha uno spessore di pochi millimetri ed è applicato direttamente sullo stato di rinzaffo. Per ambienti particolari, come scantinati e garage, costituisce l’intonaco finito, detto grezzo o rustico.
- Il velo, detto anche intonaco civile, stabilitura o malta fine, è l’eventuale terzo strato d’intonaco e ha il compito di rifinire la superficie. Esso può essere applicato in numerose varianti e, per esempio, al posto di una malta di calce e/o cemento può essere impiegata una malta di gesso, ma solo per interni.
Non è raro però che ci si limiti alla stesura solamente dei primi due strati. In questo caso si elimina il fenomeno del ritiro della malta con la formazione, come si è detto in precedenza, di fessurazioni. L’intonacatura può risultare un po’ difficoltosa per un dilettante, specialmente se si ha a che fare con una superficie abbastanza vasta; gli intonaci plastici pronti per l’uso risultano più facili da lavorare.
La malta da intonaco si prepara a secco, mescolando i componenti e quindi aggiungendo l’acqua che consenta di ottenere un impasto abbastanza sodo. Le calci plastiche che si trovano sul mercato si preparano seguendo le istruzioni fornite dalle ditte produttrici, variando i dosaggi di calce, sabbia e acqua per ottenere vari tipi di intonaco.
Finitura dell'intonaco
Completata una striscia, si potrà provvedere a spostare di circa 1 m il listello di legno eventualmente fissato al muro, così da poter applicare un’altra striscia di malta, lisciarla e procedere quindi all’intonacatura del nuovo tratto di muro. La malta deve essere spianata di tanto in tanto utilizzando un listello di legno e facendolo scorrere di spigolo dopo averlo appoggiato sulle due strisce di malta parallele utilizzate come guida: è importante far scivolare il listello dall’alto in basso, con rapidi movimenti a destra e a sinistra e perfezionando la lisciatura con il frattazzo. Questa prima mano di intonaco non dovrà essere lisciata alla perfezione: la sua rugosità permetterà una migliore presa allo strato applicato successivamente, che potrà essere steso dopo che il primo abbia fatto presa. Lo strato di finitura dovrà essere lavorato alla perfezione,
bagnandolo ogni tanto con una pennellessa intrisa d’acqua e lisciandolo con il frattazzo usato con un deciso ma delicato movimento rotatorio.
Muratura: i guasti dell'intonaco
Oltre alla realizzazione di nuovi intonaci, la necessità del muratore di intervenire può verificarsi a seguito di intonaci che possono presentare evidenti segni di deterioramento e quindi necessitano opportuni interventi di ripristino. Il deterioramento può aver origine da diverse cause ben specifiche che il muratore esperto sa riconoscere e tra queste quelle più ordinarie sono:
- Deterioramento per errore di composizione: percentuale di legante eccessiva (troppo grassa); percentuale di aggregati-inerti troppo alta (troppo magra); spessore eccessivo di bozza/rinzaffo; scarsa lavorazione dell’impastatrice all’origine; presenza di materiali non addensanti (terra, vegetali, etc.).
- Deterioramento a causa di umidità e per effetto di altri agenti atmosferici diretti: ascesa di umido e quindi efflorescenza di sali minerali in superficie; sgretolamento per effetto del congelamento delle particelle d’acqua permeate; sfarinamento per azione picchiante della pioggia.
Il distacco di pezzi più o meno consistenti di intonaco non è certo un fenomeno casuale. Se non è dovuto a qualche fatto traumatico, segnala un problema del muro, quasi sempre dovuto a una risalita di umidità. Si potrà perciò intervenire cercando anzitutto di eliminare, se possibile, l’origine del problema.
Per quanto riguarda degli interventi di “rattoppo”,
si potrà anzitutto allargare con uno scalpello a punta piatta la parte danneggiata, cercando di eliminare tutto l’intonaco che si sgretola con facilità.
Il distacco di pezzi più o meno consistenti di intonaco non è certo un fenomeno casuale. Se non è dovuto a qualche fatto traumatico, segnala un problema del muro, quasi sempre dovuto a una risalita di umidità. Si potrà perciò intervenire cercando anzitutto di eliminare, se possibile, l’origine del problema e solo dopo intonacare muro esterno.
Utilizzando una spazzola di saggina o di plastica con setole dure o, meglio, una spazzola di ferro, si dovrà spazzolare la superficie, così da eliminare del tutto la parte che si sfarina. Poi, bagnata con cura la parte in questione, si potrà preparare la sufficiente quantità di malta di calce idrata, se si tratta di interni, o di malta bastarda, se si tratta di esterni.
Quindi si potranno applicare delle piccole quantità dell’impasto nella zona da riparare. Infine spianare adeguatamente con il frattazzo di legno accuratamente bagnato. Assai utile potrà rivelarsi anche una staggia, con la quale sarà facile pareggiare le malte per intonaco dopo l’applicazione, in modo da eliminare le eventuali irregolarità. Come nel caso della riparazione delle crepe, è opportuno tenere bagnata per alcune ore la superficie.
Solamente dopo l’indurimento, rifinire la parete con la carta vetrata grossa e, successivamente, con carta vetrata fine. Infine si potrà procedere alla tinteggiatura, evitando l’uso di pitture plastiche che trattengono l’umidità all’interno della parete e preferendo pitture traspiranti. Se la zona ridipinta rimane visibile bisognerà tinteggiare tutta la parete. In questo modo il colore risulterà perfettamente uniforme.
Crepe nell'intonaco: come risolvere
Non si tratta solo di un fenomeno decisamente antiestetico, poiché le crepe possono creare una via d’ingresso all’umidità, cosicché è opportuno intervenire al più presto per evitare che possano estendersi. Le crepe possono peraltro essere state causate da infiltrazioni d’acqua: in questo caso è indispensabile ricercarne la causa e cercare di eliminarla.
Nel caso la crepa sia sottile e si tratti solamente di una piccola venatura, l’intervento potrà limitarsi all’applicazione di un po’ di impasto di gesso o di stucco da muro, che potranno essere stesi dopo aver leggermente bagnato la superficie da trattare. Una crepa profonda e larga deve essere allargata per mezzo di un raschietto triangolare o di uno scalpello a punta acuta ottenendo una cavità con sezione a “V”.
Sarà quindi necessario spazzolarla energicamente e bagnarla ripetutamente e abbondantemente.
Preparare una malta adeguata: di calce se si tratta di una crepa all’interno dell’edificio, di cemento o di cemento e calce se la crepa si trova sulla superficie esterna. Dopo aver bagnato la crepa, si applica la malta, servendosi di una cazzuola o di una spatola.
Il tutto va spianato con una manara o con una spatola. Quando il ritocco è indurito, si rifinisce con carta vetrata a grana grossa, per poi venire ulteriormente lisciato con carta vetrata fine.
La carta può essere avvolta in un pezzo di legno squadrato oppure potrà essere acquistata un’apposita tavoletta sulla quale è già fissata della carta vetrata utile allo scopo (bietta).
Per concludere si potrà pitturare la riparazione in modo da renderla omogenea al resto della parete.