Il materiale del muratore

Indice: Il materiale del muratore

Il muratore ha bisogno di versi tipi di materiale per eseguire un lavoro a regola d’arte, vediamo insieme quali sono i principali e le loro caratteristiche.

Materiale del muratore: le malte

La lavorazione dell’impasto è facilitata da una adeguata strumentazione, che può variare a seconda della quantità di impasto che si intende utilizzare. Può essere fatta a mano o attraverso l’uso di una betoniera. Ovviamente la tecnica da scegliere varierà a seconda del quantitativo di prodotto del quale si avrà bisogno e dei mezzi a disposizione.

L’utilizzo del secchio per la preparazione di impasta cemento è consigliabile per quantitativi che non superino la decina di chili. Una buona malta si ottiene, oltre che rispettando le proporzioni tra le componenti dell’impasto, grazie a un’accurata mescolanza. L’impasto nel secchio si effettua mescolando dapprima l’inerte e il legante a secco, utilizzando una cazzuola.

Solamente quando il miscuglio è omogeneo si aggiunge l’acqua a piccole dosi, utilizzando un altro secchio o un pratico annaffiatoio, mescolando via via con la cazzuola. Il tutto dovrà quindi essere mescolato sino a ottenere un impasto morbido ed esente da grumi.

L’impasto in una carriola può essere effettuato seguendo lo stesso procedimento e utilizzando gli stessi strumenti, mentre l’impasto a terra di quantità più grosse di impasto si effettua mescolando l’inerte e il legante con un badile su una superficie piana e pulita. Il miscuglio deve essere lavorato sino a formare un basso e largo cratere, al centro del quale si versa una parte dell’acqua. Il cratere va quindi allargato, mescolando l’impasto con un po’ di acqua, dopo di che si unisce la rimanente parte di acqua, lavorando con il badile.

Per quanto riguarda la preparazione dell’impasto in maggiori quantità con l’utilizzo della betoniera, il procedimento da seguire è, in genere, il seguente: utilizzando il badile, si riempie il “bicchiere” della macchina con l’inerte asciutto e la si fa ruotare.

Quindi si aggiunge il legante e infine l’acqua. Dopo aver lasciato in funzione la betoniera per un certo tempo, si può prelevare l’impasto ruotando il bicchiere verso il basso.

Attraverso la miscelazione di inerti, leganti e acqua si possono preparare malte di diversi tipi:

Malta di cemento

malta di cemento
Malta su mattone in cemento

La malta di cemento viene utilizzata per lavori dì muratura in esterno e in interno, e come legante i mattoni in esterno; il suo utilizzo nella realizzazione di intonaci, pur diffuso, presenta alcune controindicazioni dovute all’insufficiente elasticità e all’impermeabilità. Si impiega soprattutto quando si desidera ottenere in tempi brevi una buona resistenza meccanica e una adeguata impermeabilità.

Per quanto concerne le proporzioni in volume tra cemento, sabbia e acqua, le indicazioni sono le seguenti: 1-4-1. Dal punto di vista della preparazione, le modalità non variano rispetto a quanto esposto a proposito della malta di calce. La preparazione di grosse quantità di malta di cemento può essere effettuata utilizzando una carriola o, se è possibile, impastando a terra mediante l’utilizzo di un badile. Questa operazione può essere eseguita anche in un’abitazione, purché si abbia l’accortezza di stendere preventivamente un adeguato strato di materiale plastico che possa proteggere il pavimento sottostante.

Malta di calce idrata

La malta di calce idrata o di calce spenta si lavora con molta facilità e si utilizza prevalentemente per la realizzazione di intonaci e come legante per mattoni nego interni. Per quanto riguarda le proporzioni in volume tra calce e  sabbia, acqua nella preparazione dell’impasto per allettamento, le indicazioni sono: 1-3-1 (1 parte di calce, 3 di sabbia e 1 di acqua).

Quando non si utilizzano grandi quantitativi di malta di calce, è preferibile versare anzitutto la calce in un secchiello da edilizia o in una carriola, aggiungere la sabbia asciutta, mescolare con molta cura utilizzando una cazzuola e infine aggiungere l’acqua a piccole dosi, mescolando a dovere, così da poter ottenere una morbida pastosità.

La giusta quantità di grassello nell’impasto consente di limitare il fenomeno delle cosiddette “ragnatele”, cioè delle piccole fessure nell’intonaco dovute al fenomeno del ritiro in una malta troppo grassa, mentre la sabbia ha la funzione anzitutto di attenuare il ritiro della malta indurita provocato dall’evaporazione dell’acqua e dalla contrazione di volume che si verifica per il processo di carbonatazione.

La presa e l’indurimento della malta, cioè i fenomeni che si verificano dopo che la malta è stata messa in opera, avvengono attraverso due processi distinti: un processo fisico e un processo chimico.

Il processo fisico si deve all’evaporazione

malta di calce idrata
cemento preparazione

dell’acqua di impasto e tale processo deve essere il più possibile lento e perciò è opportuno, per non compromettere la resistenza della malta, bagnare adeguatamente la muratura prima d’intonacare e, durante la stagione estiva, usare una maggiore quantità di acqua nell’impasto. 

Il processo chimico, detto carbonatazione, provoca l’indurimento della malta mediante l’azione della calce. Essa, combinandosi con l’anidride carbonica presente nell’aria, ritorna allo stato di carbonato di calcio; tale fenomeno si realizza completamente con lentezza, perché l’anidride carbonica impiega molto tempo per penetrare nei fori capillari esistenti all’interno della struttura. La presenza della sabbia nella malta facilita la penetrazione dell’anidride carbonica e aiuta quindi a migliorare la presa e l’indurimento. La malta di calce idrata o di grassello presenta alcuni inconvenienti, peraltro facilmente risolvibili. Offre una minore resistenza meccanica rispetto ad altri leganti, al cemento in primo luogo, per quanto si debba tenere presente che aumenta la resistenza progressivamente con il tempo; dunque negli intonaci esterni va preferibilmente impiegata con l’aggiunta di un legante idraulico.

La limitata difesa della malta di calce idrata agli attacchi di atmosfere aggressive, inoltre, può far sì che il carbonato di calcio, in seguito all’inquinamento atmosferico, possa trasformarsi in solfato di calcio, cioè in gesso, che notoriamente non resiste alle intemperie. È preferibile perciò usare la malta di calce spenta soprattutto per intonaci interni. La malta di calce idrata offre poca resistenza anche all’azione del gelo, dato che esso può dilatare l’acqua presente nell’intonaco, che passa così allo stato solido. Anche per questo, dunque, è preferibile non impiegare tale calce negli intonaci esterni in presenza di condizioni di temperature particolarmente rigide. I pregi della malta di calce idrata consistono invece nella sua ottima lavorabilità e nella porosità della superficie.

Dal punto di vista della lavorabilità, bisogna evidenziare che tale malta ha una consistenza plastica che facilita notevolmente l’applicazione e l’aderenza anche in grossi spessori, senza rischio di fessurazioni.

Malta di calce idraulica

malta idraulica
Malta di calce idraulica

La malta di calce idraulica può essere impiegata per la realizzazione i intonaci come legante per mattoni; può trovare impiego anche in esterni. Per quanto riguarda le proporzioni in volume tra calce, sabbia e acqua, possono variare a seconda che si tratti di un impiego per allettamento o per intonaco; per quanto concerne quest’ultimo,

le proporzioni tra i componenti variano anche a seconda che si tratti di un intonaco rustico o civile. In generale si tenga presente che si devono utilizzare 3 parti di sabbia per 1/1,5 parti di calce idraulica e 1 parte di acqua, tenendo conto che un’eccessiva quantità di acqua può provocare un forte decadimento delle resistenze meccaniche della malta.

La preparazione della miscela in piccole quantità non varia; per quanto riguarda la preparazione di grosse quantità mediante l’utilizzo di una betoniera. Nel caso di utilizzo nell’intonaco di particolari calci idrauliche, è opportuno lasciar riposare l’impasto per circa un’ora prima del suo utilizzo.

Malta bastarda

La malta bastarda si ottiene utilizzando due leganti nell’impasto, calce e cemento, così da esaltare le qualità di entrambi i componenti.

Può trattarsi di una malta bastarda di calce idrata e cemento o di una malta bastarda di calce idraulica e cemento. Utilizzata di solito per realizzare intonaci in esterno e come legante

malta bastarda
Pompa per malta bastarda

 di mattoni, sia in esterni che in interni. Malta bastarda dosi: si prepara impiegando le seguenti proporzioni in volume tra cemento, calce, sabbia e acqua: 1-3-10-3. La tecnica di impasto potrà variare a seconda della quantità che si intende utilizzare e perciò potrà essere impastata in un secchiello, in una carriola, a terra, in una betoniera. La presenza del cemento conferisce a questa malta una certa impermeabilità; la calce conferisce alla malta una presa più lenta e una maggiore lavorabilità, contribuendo a eliminare in parte il fenomeno del ritiro, specifico della malta di cemento.

Malta di gesso

Il gesso può risultare assai utile soprattutto per rifiniture e piccoli ritocchi su intonaci, in interni o, per esempio, per la posa in opera di accessori per gli impianti elettrici. Può essere impiegato anche per ottenere la cosiddetta “rasatura” o la “lisciatura”, cioè uno strato sottilissimo di rifinitura dell’intonaco.

Il gesso va mescolato solamente con acqua in uguale proporzione, anche se a volte può essere utile aggiungervi una piccola quantità di sabbia molto sottile o di calce aerea (grassello), che consenta di ritardarne la presa e attenuare il fenomeno del ritiro che segue al suo asciugamento dopo l’utilizzo, che può provocare piccole ma fastidiose fessurazioni.

malta di gesso
Posa in opera di malta di gesso

Dopo aver versato l’acqua necessaria in un piccolo contenitore, vi si aggiunge il gesso “a fontanella”, mescolando con una cazzuola o con una mano e cercando di evitare la formazione di grumi, dato che il gesso ha questa tendenza. Come il cemento a presa rapida, anche il gesso va utilizzato immediatamente, poiché appena diventa granuloso – cosa che avviene in pochissimi minuti – inizia a sbriciolarsi e non è più utilizzabile. Il gesso non va mai impiegato per lavori in locali soggetti a produzione di vapore, 

come il bagno o la cucina; è infatti grandemente igroscopico e perciò destinato a gonfiarsi, causando danni alle pareti. Per poter ottenere diversi livelli di rifinitura e raggiungere gli angoli più angusti è indispensabile dotarsi di cazzuole di forme e dimensioni diverse.

Calcestruzzo

Il calcestruzzo è l’impasto tipico delle fondazioni delle strutture di sostegno, cosicché può essere rinforzato adeguatamente anche con l’impiego di tondini di ferro o di acciaio da disporre secondo calcoli tecnici che è preferibile affidare a professionisti, a meno che non si tratti di lavori non troppo impegnativi: un basso muretto di recinzione, per esempio.

Il calcestruzzo si prepara utilizzando, oltre alla sabbia, anche un altro inerte: la ghiaia. Nella preparazione di un calcestruzzo normale, generalmente armato (plinti di fondazione, pilastri, travi e architravi, solette), si rispettano di solito le seguenti proporzioni tra cemento, sabbia, ghiaia e acqua: 1-2-4-1. Si provvede anzitutto a mescolare sabbia e ghiaia, facendo attenzione che siano ben asciutte, in modo da non rischiare la formazione di grumi.  Si aggiunge quindi il cemento e si forma un impasto asciutto e omogeneo.

L’acqua va aggiunta a piccole dosi e bisogna quindi impastare sino a ricavare un composto adeguatamente consistente e lavorabile. Poiché quasi sempre l’impasto per calcestruzzo si utilizza in quantità abbastanza considerevoli, è  preferibile servirsi di una betoniera

o almeno lavorare l’impasto a terra formando il tipico cratere lavorabile con un badile. L’indurimento del calcestruzzo non è rapido e perciò si può operare senza eccessiva fretta. Per quanto concerne la preparazione del cosiddetto “magrone”, adatto per lavori senza funzioni statiche si applica di solito il seguente rapporto tra i vari componenti: 1 parte di cemento, 3 di sabbia, 5 di ghiaia, circa 1 di acqua.

calcestruzzo
Gettata di calcestruzzo

Cemento rapido

Il cemento a presa rapida si impiega quando è necessario poter contare su una grande rapidità di indurimento dell’impasto, ad esempio quando si debba sistemare un tassello o installare una mensola e non si ha la possibilità di allestire una struttura provvisoria di sostegno.

L’impasto si effettua utilizzando solamente cemento e acqua, senza impiego di inerti. Queste le proporzioni: 2 parti di cemento e 1 di acqua. Vengono di solito usati dei piccoli recipienti, perché quasi sempre se ne impiegano quantità ridotte e anche per evitare che il cemento si guasti irrimediabilmente, dato che indurisce in pochissimi minuti.

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Secchio con cemento rapido

Per preparare l’impasto ci si può servire di una speciale tazza di gomma oppure, nella migliore tradizione del “fai da te”, di un recipiente ricavato utilizzando un vecchio pallone di plastica tagliato a metà. Dapprima si immette nel recipiente l’acqua e poi vi si unisce il cemento, lo si mescola con cura e rapidamente, cercando di evitare la formazione di grumi, e infine lo si utilizza senza indugi per evitare che possa seccarsi.

Il residuo di cemento non utilizzato, indurito sul fondo del recipiente, può poi essere facilmente staccato schiacciando il contenitore, così che si possa sbriciolare il cemento ormai solidificato. Giova ricordare che è necessario lavare accuratamente gli attrezzi impiegati, poiché il cemento rapido, indurendosi, forma delle incrostazioni che risultano difficili da rimuovere.

Gli isolanti

Un isolamento valido e biocompatibile dovrebbe ritardare i cambi di temperatura interni alla costruzione e contemporaneamente garantire alcune irrinunciabili caratteristiche.
La bioedilizia sconsiglia l’impiego di prodotti isolanti coibentanti sintetici o non traspiranti. Le fibre d’amianto, la lana di vetro o di roccia, i pannelli in cemento-amianto, il polistirolo, le schiume all’urea formaldeide possono infatti liberare sostanze potenzialmente pericolose.

Inoltre, a causa della loro struttura, impermeabilizzano la casa, ne pregiudicano la traspirabilità e, assieme alla sigillatura dei serramenti e dei locali, contribuiscono all’inquinamento indoor. La loro elevata densità, pur garantendo un buon isolamento nel caso vengano utilizzati per esempio nelle strutture verticali, contribuisce alla creazione di una sorta di cappotto a tenuta stagna. Alcuni di essi, come la lana di vetro o la lana di roccia, presentano inoltre il rischio dovuto alla polverizzazione delle fibre che li compongono, che possono essere respirate.

Da non trascurare infine che a volte sono ottenuti con l’impiego di resine sintetiche che possono rilasciare composti volatili nocivi.

I materiali isolanti rivestono dunque un’importanza fondamentale nella realizzazione di una casa bioecologica, sia che si intenda intervenire sulle strutture verticali come gli orizzontamenti o il pacchetto di copertura, sia soprattutto nel caso si intenda fruire di un tetto che consenta di godere di locali sottotetto abitabili. La bioedilizia preferisce l’impiego di isolanti termici e acustici naturali e ottenuti con ridotto impatto ambientale.

Il sughero in trucioli o compresso senza impiego di collanti, la lana o la fibra di legno, le fibre di cocco, la lana di cellulosa, la lana di lino, la lana di pecora, il feltro di iuta sono materiali in grado di garantire non solo lo un buon isolamento termico e acustico, ma anche buone qualità traspiranti e il passaggio dei raggi cosmici.

Materiale del muratore: rivestimenti e pitture

Perline da parete

Le perline di legno possono essere utilizzate in molteplici situazioni e risolvere molti problemi. La posa in opera risulta di solito abbastanza semplice, ma è opportuno dotarsi di alcuni strumenti che consentano di semplificare le operazioni necessarie all’utilizzo dei materiali e di ottenere i migliori risultati.

Il rivestimento con le perline può risultare utile in molteplici situazioni, per esempio quando una parete sia eccessivamente deteriorata o sporca. Il rivestimento in legno consente di ottenere un ambiente “caldo e accogliente”, particolarmente in certe situazioni; non necessariamente è obbligatorio rivestire tutto un locale, magari si può provvedere al rivestimento di una o due pareti. La posa in opera del rivestimento in perline di solito non è difficoltosa e non richiede l’impiego di complesse strumentazioni, purché si acquistino le perline già pronte per l’uso; diverso è invece il caso nel quale si decida di fare le perline partendo da tavole di legno adatte.

I legni utilizzati più comunemente sono: abete, pino di vari tipi, douglasia (abete americano), larice. Vi sono poi perline in essenze più pregiate. Per i rivestimenti di interni si utilizzano prevalentemente perline dello spessore di 8-10 mm e di una larghezza che, con misure intermedie, va dai 10 ai 12 cm; le lunghezze più comuni sono di 2-3-4 metri.
Nel caso i rivestimenti da esterno si impiegano perline prevalentemente dello spessore di 25-30 mm, che possono raggiungere in certi casi anche i 40 mm; molto usate sono le tavole di larice, un legno assai adatto ad affrontare le aggressioni degli agenti atmosferici. La faccia “a vista” delle perline può essere elaborata in vari modi: può essere liscia, modanata con incavo centrale a sezione triangolare, rettangolare ecc. Anche i bordi delle perline possono essere diversi: diritti, smussati, arrotondati ed esistono persino perline

perline in legno
Stanza con perline a parete

dalla faccia semitonda che, dopo essere state poste in opera, danno l’idea di tanti tronchi accostati, a ricordare una tipica baita di montagna.

I listelli possono eventualmente venire trattati con prodotti impregnanti. Il primo listello dovrà essere posizionato in basso, pressoché a contatto con il pavimento, mentre l’ultimo dovrà essere sistemato vicino al soffitto o quasi a ridosso della linea orizzontale di conclusione del rivestimento.

Il fissaggio alla parete va eseguito per mezzo di un trapano a colonna e tasselli a espansione: è necessario forare anzitutto il muro e quindi forare i listelli in modo che la vite del tassello possa attraversarli; dopo aver inserito la parte a espansione del tassello nel muro, si potranno quindi saldamente bloccare i listelli avvitandoli. È opportuno preferire viti a testa fresata, così che queste non sporgano poi dal listello e si potrà usare l’accortezza di far penetrare la testa delle viti nel legno, in modo che non rischi di intralciare l’appoggio delle perline. Solamente dopo che tutta la superficie da rivestire sia stata attrezzata con i listelli, ci si potrà dedicare al rivestimento con le perline.

Come preparare la parete

Le perline possono avere diversi spessori; è perciò necessario provvedere anzitutto a togliere dalla parete i comandi elettrici, così da poterli successivamente riposizionare sulla parete rivestita. Si dovrà scollegare la tensione di rete e poi asportare le mascherine dalle prese e dagli interruttori e staccare i conduttori dai frutti.

Isolati opportunamente i terminali con del nastro adesivo, si potranno quindi raggruppare gli stessi all’interno della cassetta, in attesa di ripristinare il contatto; i terminali potranno essere fermati con un po’ di carta pressata.

Prima di procedere alla posa in opera delle perline ci si dovrà accertare dello stato della parete: nel caso della presenza di parti deteriorate, si dovrà provvedere a ripristinarne la superficie, eventualmente rappezzando l’intonaco e chiudendo fessure o crepe.

La presenza di umidità lungo la parete potrà essere tamponata mediante l’utilizzo di prodotti antiumidità che lascino traspirare il muro senza tuttavia far fuoriuscire l’umido, che inevitabilmente danneggerebbe la perlina. Gli eventuali prodotti protettivi o di finitura, da usare sia sulla faccia interna sia su quella esterna della perlina, dovranno essere applicati prima della posa in opera.

Materiale del muratore: Pitture e vernici

pitture per pareti
Parete con tipo di pittura

Le pitture a base di calce e di resine naturali sembrano essere in grado non solamente di proteggere in modo adeguato le superfici in muratura o in altro materiale, ma di garantire un buon microclima all’ambiente, risolvendo il problema del rilascio di emanazioni gassose potenzialmente tossiche.

Sono essenzialmente due gli ordini di problemi connessi all’uso di pitture, vernici e prodotti di trattamento delle superfici: l’eccesso di

emanazioni gassose provenienti dai prodotti impiegati e la scarsa traspirabilità che tali sostanze determinano. Un prodotto di trattamento delle superfici dovrebbe invece avere un’adeguata porosità e traspirabilità, non costituire cioè barriera al vapore; dovrebbe essere inoltre elettricamente neutro; infine, non dovrebbe rilasciare polveri o emettere sostanze tossiche e/o radioattive e quant’altro possa risultare nocivo alla salute.

Il vantaggio delle pitture con leganti a emulsione di derivazione sintetica sta essenzialmente nella loro idrorepellenza e lavabilità. Sono adatte a tutti tipi di fondo e anche ad esterni, ma hanno la tendenza a caricarsi elettrostaticamente, data la loro composizione, e si caratterizzano per la riduzione della capacità traspirante delle pareti. Per il trattamento di pareti, soffitti ed esterni l’architettura bioecologica consiglia le pitture a base di calce o di resine naturali, siano esse pigmentate oppure no. Non inibiscono la traspirazione del supporto e sono prive di effetti collaterali pericolosi per la salute.

Pitture a base di calce di resine naturali

Le pitture a calce, particolarmente a base di calce spenta che abbia riposato almeno un anno, garantiscono buona copertura, eccellente traspirabilità e azione fungicida. Grazie alle proprietà antibatteriche della calce, possono trovare ottimo impiego in locali soggetti a umidità o a forte escursione termica (cucine, lavanderie, bagni, ripostigli). Sono adatte anche per esterni. Possono essere applicate su intonaci di calce o di cemento, mattonato, lastre di materiale leggero e pietra naturale assorbente.

Non sono invece appropriate per le pareti di gesso, intonaci precedentemente trattati con pitture a olio o a base di silicato di potassio, superfici metalliche, legno e vetro. Dato che la calce, oltre a essere un pigmento, è anche un legante, queste pitture hanno bisogno solamente della diluizione in acqua. Solo in certi casi, per esempio quando si vogliano rendere impermeabili fondi fortemente assorbenti, o fissare la pittura, si possono aggiungere additivi come olio di lino cotto o latte magro, che rendono la tinta anche idrorepellente.

È importante applicare la pittura ben diluita, poiché se risulta eccessivamente densa tende poi a staccarsi in placche dalla superficie trattata: su un intonaco fresco sono indicate di solito tre mani, su uno vecchio ne bastano due. Da qualche anno sono state immesse sul mercato ottime pitture per interni ed esterni che valorizzano le naturali caratteristiche della calce o che usano la caseina come legante. Pitture murali lavabili, 

pitture a calce
Pittura a base di calce

egregiamente coprenti e preparate a base di resine naturali possono essere impiegate su intonaci di calce e di cemento, cartongesso, tappezzerie di fibra grezza e altri fondi minerali. Composte da resine naturali, oli vegetali, cera d’api, oli essenziali, pigmenti e riempitivi minerali, sono esenti da conservanti e fungicidi sintetici. La pulizia dei pennelli non richiede l’impiego di diluenti particolari e viene effettuata con acqua calda e sapone.

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