Cos'è la Sanificazione Ospedali?
E’ nelle strutture come quelle della sanità, in edifici come ospedali, case di cura, cliniche e via discorrendo che il termine “sanificazione” trova la sua accezione più pregnante. Il termine, mutuato ed appropriatamente traslato dall’inglese “sanitation“; si applica in tutti quei contesti in cui le operazioni di pulizia e sanificazione assumono una posizione di primaria importanza. Fino allo scoppio di questa pandemia da covid-19 non si utilizzava così spesso questo termine.
Si arriva cosi’ ad una definizione più completa: la sanificazione ambientale viene intesa come attività che riguarda il complesso di operazioni e procedimenti di ordine pratico e sanitario atto a rendere salubre un determinato ambiente mediante le attività di pulizia e detergenza e/o di successiva disinfezione.
Pulizia sanificazione, detergenza, eventuale disinfezione: queste sono le attività che stanno alla base della sanificazione, che ne rappresenta l’insieme non già sommato, ma opportunamente calibrato a seconda del contesto in cui si interviene. Una sanificazione accurata e regolare può limitare il propagarsi del virus, ovviamente il sistema più efficace resta la vaccinazione con vaccino anti covid.
In quali ambienti in ospedale è indispensabile sanificare?
- Sanificazione Sale Operatorie
- Sanificazione Corsie
- Sanificazione Stanze dei Pazienti
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Pulizia + Sanificazione: due operazioni diverse!
Sanificazione come si fa? La “sanificazione ambientale” in ambito ospedaliero, evidentemente, si declina in modo peculiare. E se e’ vero che la sola “pulizia’; nella maggior parte dei casi, se operata con criteri corretti, e’ sufficiente ad assicurare buoni standard igienici per tutto quello che non resta ad intimo e prolungato contatto con pazienti suscettibili di contrarre infezioni, e’ vero anche che, nella routine ospedaliera, alcune procedure di pulizia devono integrarsi con interventi di disinfezione.
Queste due fasi, pulizia e sanificazione, possono effettuarsi con processi separati o fare parte della stessa procedura. Occorre pero’ tenere bene presente che la disinfezione non può né deve mai sostituirsi alla pulizia, poiché residui di contaminazione su una superficie possono contribuire a rendere inefficace il successivo processo di disinfezione.
Altro luogo comune da sfatare: nelle operazioni di sanificazione non e’ necessario creare condizioni di asetticità assoluta, ma nella più parte dei casi basta assicurare una situazione ambientale a cosiddetto rischio controllato, che contiene cioè la carica microbica entro i limiti igienicamente accettabili in relazione al tipo di zona da trattare.
Ciascun ambiente, infatti, ha uno standard ottimale che e’ conseguenza della destinazione d’uso dell’ambiente stesso.
E’ stato più volte sottolineato, anche in queste pagine, come le pulizie di un blocco operatorio o di una terapia intensiva si differenzino profondamente da quelle delle camere di degenza, a loro volta diverse dagli spazi comuni.
Quali sono le Aree Rosse a rischio infezione in ospedale?
Lo spazio ospedaliero, stando a questi criteri, si suole suddividere, nell’ottica di una corretta gestione dell’igiene, in aree a basso, medio ed alto rischio.
Fatte salve le immancabili differenze strutturali da caso a caso e da edificio ad edificio, ciascuna di queste aree comprende tipologie di vani con caratteristiche affini e modalità di intervento di pulizia/sanificazione assimilabili.
Nelle zone ad alto rischio infezione, come sale operatorie, le operazioni di decontaminazione prevedono l’uso di sostanze disinfettanti, e anche le operazioni di pulizia sono condotte con maggiore frequenza, poiché i degenti possono avere beneficio da una riduzione massiva, quantunque temporanea, della carica microbica.
Per le altre aree e’ possibile provvedere a una corretta sanificazione pur senza l’uso di disinfettanti: per le aree a medio e basso rischio e’ sufficiente, in linea generale, una corretta detersione.
SANIFICAZIONE SI’, MA CON I GIUSTI STRUMENTI
Detto questo, si è appena al principio. Infatti nella sanificazione in ambiente ospedaliero hanno decisiva importanza la scelta, l’impiego e la conservazione dei prodotti e delle attrezzature utilizzate.
Detergenti
Anche lo strumentario utilizzato va quindi suddiviso in base alla destinazione di impiego: arredi e suppellettili, pavimenti, pareti e soffitti, vetri. I detergenti, d’altra parte, sono classificati secondo la loro composizione, che li rende più o meno idonei ai diversi ambienti e tipologie di superficie: neutri, a base alcolica, sgrassanti, disincrostanti.
E oltre ad essere efficaci, i formulati dovranno evitare di intaccare le superfici, essere atossici, non emanare eccessive esalazioni né rappresentare in alcun modo un rischio per l’operatore, essere eliminabili con semplice risciacquo e biodegradabili e, ultimo ma non meno importante, assicurare una buona economicità di gestione.
Disinfettanti di superfici
I disinfettanti, invece, non vanno in alcun modo confusi con i detergenti e devono essere tenuti nei loro contenitori originali, mai travasati e conservati in maniera corretta. E’ il caso di ripeterlo: un disinfettante agirà più efficacemente se sara’ impiegato su una superficie pulita e asciutta: perciò la pulizia, effettuata con cura, e’ importante. Fra gli altri strumenti che costituiscono la dotazione di chi fa sanificazione in ospedale spiccano senza dubbio i panni, che potranno essere monouso in tessuto non tessuto o carta (il monouso e’ impiegato oggi quasi esclusivamente nelle aree ad alto rischio infettivo), o riciclabili in cotone o microfibra.
La spolveratura ad umido si avvale di panni e soluzioni in secchi colorati, abbinati con codice colore che ne identifica il corretto utilizzo in base alla superficie da trattare. Tutti i tipi di prodotti impiegati dovranno essere rispondenti alle vigenti normative nazionali e comunitarie e dovranno essere completi di scheda tecnica di sicurezza.
Importante e’ anche il comportamento dell’operatore: in ospedale, infatti, tutte le metodologie di pulizia devono diventare azione igienistica, che cioè utilizza metodi, sistemi e nozioni dell’igienistica. Perciò tutto il personale coinvolto deve essere adeguatamente addestrato organizzando corsi di formazione e aggiornamento relativi alle procedure operative convalidate a cui attenersi e su argomenti riguardanti: modalità di esecuzione del servizio; prevenzione dei rischi derivati dal servizio e dall’ambiente ospedaliero; corretto utilizzo dei DPI e dell’abbigliamento da lavoro.
Come in ogni contesto, anche in ambiente ospedaliero si distingue tra pulizie ordinarie (interventi di carattere continuativo e routinario da fornire secondo frequenza e tipologie stabilite), periodiche (interventi di pulizia più profonda da svolgersi a cadenze prestabilite) e straordinarie (gli interventi cosiddetti imprevedibili che si rendono necessari per esigenze occasionali).
Ma in ospedale più che altrove nulla può essere lasciato al caso: gli interventi di pulizia/sanificazione si devono inserire in un piano della qualità ampiamente definito ed articolato, che dovrà contenere un inquadramento generale e specifici progetti atti a realizzare le diverse attività ricomprese nel servizio di pulizia secondo le specifiche necessità dell’organizzazione.
Non ultimo, poi, viene il controllo. Oggi più di ieri, con l’aziendalizzazione sanitaria nazionale, si fa sempre più stringente l’esigenza di definire un protocollo di gestione dei servizi di sanificazione ambientale che derivi dalle linee-guida per l’attività di pulizia e disinfezione negli ospedali e che comprenda le procedure di erogazione e controllo.
La scelta delle procedure di erogazione da impiegare dipende, oltre che dalla tipologia dell’area di intervento (alto, medio, basso rischio), anche da una serie di fattori: programmazione temporale degli interventi, dimensioni dei locali, caratteristiche strutturali delle singole aree dell’edificio, natura dei materiali e delle superfici da trattare, addestramento del personale, attrezzature e materiali impiegati e loro gestione. Ma non basta: l’efficacia delle procedure deve essere convalidata, regolarmente monitorata e documentata.
Il mantenimento di un buon livello di pulizia dipende pertanto anche dalla stesura di procedure che documentino controlli e verifiche in accordo con quanto pianificato sul regolare svolgimento del servizio, nonché sul livello di buona qualità degli articoli e attrezzature utilizzate. I controlli comprendono audit interni di miglioramento, con l’obiettivo di verificare costantemente che le metodologie e i processi trasmessi agli operatori in fase di formazione/addestramento vengano attuati correttamente in fase di erogazione. Dovranno essere condotti dal responsabile della qualità del servizio in outsourcing e i risultati vanno registrati in schede predisposte allo scopo.
Vi sono poi audit programmatici del risultato, il cui obiettivo e’ quello di verificare che il livello di qualità del servizio erogato corrisponda agli standard prefissati. Nel complesso il sistema di controllo, attraverso gli strumenti ed elementi necessari per la determinazione del risultato, deve garantire un monitoraggio completo in grado di integrare al controllo visivo metodi di misurazione più oggettivi. Oggetto del controllo saranno le prestazioni basate sui risultati di pulizia e sanificazione dell’insieme delle strutture, infrastrutture ed arredi.
Sanificazione Ambientale Reparti Oncologici
Le infezioni nosocomiali, cioè le infezioni che vengono contratte durante un ricovero in ambiente ospedaliero, costituiscono un importante problema di sanità pubblica, sia in relazione alla loro diffusione sia perché possono comportare serie conseguenze per il paziente, sino al rischio per la sua stessa vita.
Ma in ospedale più che altrove nulla può essere lasciato al caso: gli interventi di pulizia/sanificazione si devono inserire in un piano della qualità ampiamente definito ed articolato, che dovrà contenere un inquadramento generale e specifici progetti atti a realizzare le diverse attività ricomprese nel servizio di pulizia secondo le specifiche necessità dell’organizzazione.
Del resto, l’ospedale rappresenta un luogo particolarmente critico per la diffusione di infezioni, anche di notevole gravità, per differenti motivi, tra cui, principalmente, la presenza nello stesso ambiente di numerosi malati (anche portatori di infezioni), l’afflusso di visitatori, la pratica di manovre ed interventi che favoriscono di per sé la propagazione di agenti infettanti, la selezione di microrganismi resistenti e particolarmente virulenti.
Studi condotti nel nostro Paese hanno evidenziato come le infezioni contratte in ambito ospedaliero interessino il 2-7% dei ricoverati, con tassi specifici per sede più elevati per le infezioni di ferita chirurgica, del tratto urinario e delle vie respiratorie.
Le punte di maggiore frequenza si registrano in reparti che ospitano soggetti in condizioni più critiche, in cui il maggior rischio di infezione può essere determinato da una più elevata suscettibilità propria (immaturi, neonati, pazienti debilitati, diabetici, traumatizzati, shockati) oppure da una suscettibilità indotta dalle stesse terapie praticate (soggetti sottoposti a t terapia intensiva, operati, in trattamento con farmaci che riducono le difese immunitarie, cateterizzati o intubati).
E’ per questi motivi che tutti gli operatori in ambito ospedaliero devono essere consapevoli dei rischi correlati con la diffusione di agenti infettivi tra i pazienti ricoverati e devono mettere in pratica le misure idonee alla prevenzione ed al controllo, al massimo livello possibile di efficacia, di tali condizioni; l’adesione a pratiche assistenziali corrette, la messa a punto di assetti organizzativi adeguati e l’adozione di comportamenti sicuri sotto il profilo igienico sanitario appaiono di cruciale importanza in questa prospettiva.
Relativamente ai rischi di infezione propri dei pazienti neoplastici ricoverati in strutture ospedaliere, si evidenzia anzitutto come tali malati presentino una particolare suscettibilità alle infezioni e come queste possano essere sostenute in tali pazienti da agenti biologici particolarmente aggressivi, in grado di determinare quadri di estrema gravità clinica (polmoniti, setticemie, meningo encefaliti, infezioni urinarie, ascessi, gastroenteriti, ecc.). Essi devono essere pertanto considerati pazienti ad alto rischio infettivologico e le misure di controllo nel periodo di ricovero devono essere particolarmente curate.
In generale, i principali fattori predisponenti le infezioni nei pazienti neoplastici sono da ricercare tra quelli di seguito elencati:
- deficit immunologici
- chemioterapia
- radioterapia
- interventi chirurgici
- manovre diagnostico terapeutiche invasive (esami endoscopici, presenza di cateteri)
- trapianto
- patologie concomitanti (diabete, AIDS, malnutrizione, ecc.)
- stadio avanzato di malattia
I principali microrganismi in causa sono rappresentati dai batteri (gram positivi e gram negativi), seguiti da miceti (candida, aspergilli), virus (herpes virus, citomegalovirus, virus epatici), parassiti (toxoplasma, giardia). Oltre la metà delle infezioni nei pazienti oncologici derivano da microrganismi presenti nell’ambiente, mentre la restante metà dei casi è sostenuta dalla riattivazione di germi costituenti la flora saprofitica endogena.
Indagini mirate hanno evidenziato che le sorgenti di infezione in ambito ospedaliero per questi pazienti sono molteplici e possono essere costituite dall’aria (sistemi di ventilazione e condizionamento), dall’acqua (bagni, umidificatori, vaporizzatori, acqua di rubinetto), dallo strumentario (cateteri, tubi di drenaggio), dal cibo (carni, vegetali), dal personale (malato o portatore sano) e dalle strutture ambientali.
In particolare, il ruolo giocato dall’ambiente appare di estrema importanza, in quanto è dimostrato come le superfici strutturali dell’ambiente, gli arredi e gli oggetti in generale possano ospitare normalmente numerosi microrganismi.
Il tipo e la carica presenti sono in funzione di differenti fattori: il numero di persone che frequentano la struttura, il tipo di attività svolta, il tasso di umidità, la ventilazione, la temperatura, la natura dei materiali che possono costituire un valido substrato per lo sviluppo dei microrganismi.
E’ di estrema importanza che le superfici ambientali, il letto ed i suoi accessori, le attrezzature con cui il malato è posto in contatto, i servizi igienici e tutte le altri superfici toccate dal malato vengano sottoposte a rigide procedure di pulizia, detersione e disinfezione, secondo modalità e frequenza corrette.
Appare quindi chiaro come le pratiche di sanificazione ambientale costituiscano un elemento cardine nella prevenzione e nel controllo delle malattie infettive negli ambienti ove vengono ricoverati pazienti particolarmente suscettibili di infezione, quali appunto i malati oncologici, e come al contempo la scarsa adesione ai provvedimenti di natura igienica nella pratica di sanificazione ambientale possa costituire un serio rischio per la salute di tali pazienti.
E’ per questa ragione che le strutture ospedaliere adottano specifiche modalità di sanificazione ambientale in relazione al livello di rischio dei soggetti ricoverati in determinate aree ed alla particolare circolazione di agenti infettivi, regolando tale attività con protocolli specifici che dettano le azioni di sanificazione ambientale secondo rigidi capitolati che definiscono il servizio di pulizia e di sanificazione ambientale.
Alcune aziende di disinfestazioni sono dotate delle certificazioni adeguate per svolgere le attività di disinfezione degli ambienti e/o dei mezzi sanitari (il servizio ambulanza, sia privata che pubblica, comprende la sanificazione della vettura); per la sanificazione ambienti Perugia, ad esempio, c’è una squadra di tecnici esperti che svolge il servizio in sicurezza per privati cittadini ed aziende.
Mentre per la sanificazione degli ambienti a Roma rimandiamo ad un’azienda che si interessa principalmente di sanificare ambienti privati nella capitale.