Cotto antico e moderno

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Il cotto è un materiale naturale assorbente con qualità eccezionali. La sua porosità fa si che abbia bisogno di essere “protetto” con prodotti naturali adeguati che ne mantengono inalterata la naturalità e che ne assicurano l’ idrorepellenza e l’ oleorepellenza. Il trattamento del pavimento in cotto antico , che viene fatto con oli e cere naturali e vanno sfatati i pregiudizi che fanno del cotto un materiale difficile da pulire e mantenere. Effettuando la levigatura per il trattamento cotto si ottiene una finitura insolita oppure può essere la soluzione per pavimenti vecchi.

La storia del cotto

I mattoni in cotto sono così antichi che hanno accompagnato la storia dell’uomo sin dagli albori arrivando fino ai nostri giorni pressoché immutato nella geometria e subendo una lenta evoluzione tecnologica. Le prime tracce di costruzioni in mattone crudo plasmato a mano ed essiccato al sole risalgono al VI millennio a.C. ed al IV quelle di mattoni crudi costituiti in forme definite. Le ziggurat, le leggendarie torri babilonesi erano costruite in questo modo. Presso Mosul sul fiume Tigri i viaggiatori dell’800 faticarono a riconoscere, nell’enorme montagna di terra che spiccava in pieno deserto, la ziggurat di Birs Nimrud, la cui altezza doveva superare i quaranta metri. Certo è che queste costruzioni erano così imponenti da lasciare traccia persino nella Bibbia: chi non conosce la torre di Babele?

mattone - Pavimento
Trattamento cotto esterno

Le prime costruzioni tutte di mattoni cotti risalgono al IV millennio a.C.. Dalle civiltà della Mesopotamia e dell’Antico Egitto l’uso del mattone si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo. Con i Greci, gli Italici, gli Etruschi ed i Romani l’uso d’impastare argilla e cuocerla si sviluppa e si perfeziona. I Greci ne fanno un largo impiego. Furono proprio loro ad importare l’uso del rivestimento in terra cotta nei grandi edifici sacri 

a partire dal VII sec. a.C. Gli esempi di tetti monumentali si trovano in Sicilia ed in Calabria.

In Italia questa tecnica si sviluppa per la scarsa disponibilità di pietra forte e lavorabile. In realtà, all’arrivo dei Greci, già doveva esistere una considerevole cultura della terracotta come dimostrano i reperti archeologici sparsi per i musei. Ad Acquaformosa (Viterbo) è stato riportato alla luce un bell’esempio di tetto in coppi ed embrici del VI Sec. a.C.; a Rosarno (Reggio Calabria) sono state ritrovate, tra le terrecotte votive, modelli templari con coperture sempre in coppi ed embrici del VI sec. a.C. I Romani ne esaltano le prestazioni sviluppandone le tecnologie. L’uso del mattone, in forme tipizzate e con il marchio della fornace per garantire il prodotto, impiegato per uso strutturale e decorativo, si diffonde. Tutti gli elementi della grande architettura romana sono realizzati con mattoni e pezzi speciali di cotto. A Roma, il Pantheon (25 a.C.), si può considerare l’abaco delle tecniche romane della costruzione con il mattone.

Con i Bizantini questo materiale acquista raffinatezza. Riuscirono, modificando gli impasti ed i tempi di cottura, a migliore la qualità e a modificare l’aspetto esteriore. Facendo uso dei tubi fittili riuscirono ad alleggerire le cupole e ad affinare le conoscenze strutturali dei romani. Nel periodo romanico e medioevale con l’uso contemporaneo di mattoni e pietra si riescono ad ottenere singolari effetti cromatici. Si comincia a distinguere le parti resistenti (ossatura) dalle parti di riempimento. Il mattone, grazie alla sua geometria e leggerezza, bene si presta a riempire i vuoti tra la struttura. Nervature in pietra e vele in mattoni; così sono costruite le grandi cattedrali gotiche. Gli effetti sono spettacolari. Nel rinascimento la muratura di mattoni non è più lasciata a vista ma intonacata. Anche se nascosta da intonaci o affreschi, dà spazio a virtuosismi strutturali. Brunelleschi realizza la cupola di Santa Maria del Fiore, alta più di 100 ml, concatenando e contrapponendo, filare dopo filare, i mattoni, rinunciando così all’impalcatura. Dopo la metà del 1500 si cominciano a scrivere le regole del costruire in muratura; Palladio (1574), Guarino Guarini (1674), Teofilo Gallacini (1767). Con la Rivoluzione Industriale la richiesta di mattoni aumenta: bisogna costruire grandi fabbriche ed tantissimi edifici residenziali. Il mattone è il materiale più usato perché non esiste ancora l’alternativa. La ricerca raggiunge due obiettivi: industrializzare la produzione di mattoni (forno Hoffmann,1858) e l’uso dell’acciaio per strutture a telaio. Una valorizza il cotto l’altra ne riduce i campi di applicazione.

La tecnologia della muratura di mattoni, dopo seimila anni, subisce una battuta d’arresto. Nella metà del nostro secolo si incomincia a stilare le normative per le costruzioni in muratura, anche se la diffusione delle strutture intelaiate limita ormai l’uso delle murature a mattoni agli edifìci residenziali di non oltre tré piani. Resiste però la ricerca stilistica degli architetti. Esempi come l’arco trionfale dell’esposizione di Barcellona del 1888 (J. Vilaseca), la borsa di Amsterdam del 1900 (E. P. Berlage), la sede della Hoechst a Francoforte

Pavimento - conservazione

 del 1920 (P. Behrens), il palazzo dell’arte a Milano del 1933 (G. Muzio), l’Indian Institute of Management del 1963 (L. Kahn), le case alla Giudecca di Venezia del 1985 (G. Valle) dimostrano che l’attenzione rivolta dagli specialisti a questo materiale è sempre stata forte.La ricerca scientifica sul comportamento delle strutture intelaiate, che oggi fa uso del calcolo computerizzato su modelli tridimensionali, è partita dall’osservazione del comportamento dei solidi murari; è lunghissimo l’elenco dei trattati pubblicati negli ultimi due secoli. Alla fine del 1900 ci si rende conto che le aspettative sul cemento armato e sulle strutture intelaiate in genere erano state eccessive.

Oggi il settore della costruzione in mattoni (strutture continue) può affrontare con tranquillità il confronto con le strutture intelaiate. La produzione si è allineata ai più moderni processi meccanizzati e controlla il prodotto, dalla cava fino alla posa in opera, attraverso sempre più sofisticate indagini e analisi preliminari.

Cotto antico e moderno oggi

Il cotto ha delle qualità eccezionali. La sua porosità fa si che abbia bisogno di essere trattato. I nostri trattamenti sono effettuati con oli e cere naturali e sono la garanzia di durata nel tempo dei pavimenti, di preservazione di questi da future aggressioni, e di ottima resistenza ad ogni operazione di pulizia cotto quotidiana.

Oggi il cotto, anche quello dall’aspetto “fatto a mano” è tutto prodotto industrialmente. La composizione dell’argilla, la finezza della macinazione, la quantità d’acqua nell’impasto, la compressione, la tagliatura e la cottura conferiscono le diverse caratteristiche ai cotti per quanto riguarda l’aspetto (liscio, granuloso), la forma, il colore (gia1lo-rosso) e la porosità.

Piastrella - Gres porcellanato

La temperatura di cottura e per la terra cotta sui 7.50-900°c cioè al disotto della sinterizzazione (fusione parziale), mentre per la produzione di monocotture, porcellane e gres, si sale a temperature fino a 1300°c e si ottiene una sinterizzazione più spinta, fino al limite della vetrificazione per la porcellana. Questa fusione parziale si chiama anche greisificazione. La materia prima per la produzione di gres,

 monocottura e ceramica è costituita sempre dall’argilla (“gres” è il nome francese dell’arenaria) e dal caolino, ma con additivi diversi e più finemente macinati ed impastati.

Il problema del trattamento e della manutenzione del cotto è legato al grado ed al tipo di porosità di questo materiale. A differenza delle monocotture, gres e ceramiche che hanno un grado di assorbimento dell’acqua irrilevante, il cotto ha una capacità di assorbimento che può arrivare fino al 25% del suo peso. Il grado di porosità si misura convenzionalmente pesando il pezzo asciutto, poi immergendolo nell’acqua e ripesandolo. Il rapporto percentuale tra il peso dell’acqua assorbita rispetto al peso del pezzo esprime il grado di porosità. Se si considera, invece, il rapporto tra il volume dell’acqua assorbita e il volume del pezzo si ottengono dei valori che arrivano fino al 30%. Questo mostra che un cotto ha sempre una notevole “parte vuota”, che può arrivare ad essere addirittura un terzo del suo volume.

Un altro aspetto importante dei cotti è quello della capillarità. La legge fisica della risalita dell’acqua nei capillari insegna che più è sottile un tubo capillare, più è rapida la risalita dell’acqua al suo interno. Lo stesso avviene nei cotti. La pressione di spinta dell’umidità nel caso di cotti all’esterno o cotti all’interno in locali umidi o cotti appena posati determina la formazione di efflorescenze bianche per i sali portati dall’acqua. Per i cotti a poro chiuso l’effetto di risalita è talmente pronunciato che in molti casi si ha addirittura lo sfaldamento in superficie del cotto. Nei cotti a poro aperto invece l’acqua risale poco ed in generale evapora prima di risalire evitando la formazione del bianco in superficie. Il problema dei sali è anche legato al tipo di sottofondo e di sistema di posa. La posa con cemento determina posa risalita. Nel caso invece venga aggiunta calce per renderne più plastico l’impasto e migliorare l’adesione la formazione di sali in superficie è molto maggiore. Il problema è quello di distinguere chiaramente i cotti a poro chiuso, che, presentando fortemente il problema della capillarità, necessitano, nel caso di situazioni umide, di un trattamento antirisalita e conservativo.

Lavaggio di fondo del  cotto

Prima di ogni trattamento è necessario fare un accurato lavaggio di fondo. Quando devono essere rimosse vecchie cere al solvente, unto, olio di lino e sporco grasso in generale, si effettua un lavaggio con il detersolvente DEKA P. In alternativa si può utilizzare il DEKA P INODORE a base di solventi vegetali, qualora l’odore dei solventi idrocarburici del DEKA P possa dare fastidio. Si utilizza il DEKA P anche per cotti pretrattati con cere al solvente, che devono essere accuratamente rimosse quando si vogliono applicare i sigillanti acrilici in base acquosa PRIMER K o COTTAGE. Si prepara una soluzione al 10-20% in acqua possibilmente calda. Si lavora con nomospazzola munita di disco nero o meglio con disco nero aereato e si aspira con aspiraliquidi. Nel caso di incrostazioni molto profonde e forti accumuli, specie nelle fughe, è consigliabile stendere DEKA P puro, lasciarlo agire e lavorare con la monospazzola facendo scendere acqua calda dal serbatoio, quindi risciacquare accuratamente. E’ consigliabile sistemare due dischi sotto la monospazzola. Nel caso di efflorescenze bianche si può lavare con detergente disincrostante DETAR al 10-20%, eventualmente con alcune gocce di antischiuma spruzzate sul pavimento o meglio con il detergente acido a bassa schiuma DEKACID più specifico per il cotto, per liberare completamente i pori. Se ci sono efflorescenze bianche e sporco unto o incrostazioni cerose, effettuare prima il lavaggio con DEKA P e successivamente il lavaggio con detergente acido DETAR o DEKACID. Questo consente un maggior attacco alla superficie ed una migliore apertura dei pori. Per i cotti a poro chiuso al fine di consentire un miglior ancoraggio dei prodotti protettivi, conviene aggiungere alla soluzione di DETAR o al DEKACID anche un po’ di INDUSTRIA F (max 1 lt. di INDUSTRIA F per 10 litri di soluzione di DETAR o DEKACID). Questo consente un maggior attacco alla superficie ed una migliore apertura dei pori. Dopo il lavaggio effettuare sempre un buon risciacquo.

Il lavaggio con DEKA P e DEKACID o DETAR in generale rimuove anche buona parte del trattamento antifioritura e la resina dei cotti pretrattati. E’ quindi possibile applicare successivamente il PRIMER K o il COTTAGE. Nel caso di cotti trattati con vernici è possibile che con il DEKA P non si riesca ad ottenere la sverniciatura. In questo caso si può procedere 

lavaggio di fondo del cotto

o con SVERNIFLUIDO applicato puro e lasciato agire per circa mezz’ora o con DEOXIDO al 50%, lasciato agire per 5-6 ore. Si opera a risciacquo con monospazzola e disco aereato o spazzola in Tyrex ed aspirazione. Un successivo lavaggio acido è sempre indispensabile per aprire i pori. Nel caso di cotti a poro chiuso, in particolare quelli francesi, vi possono essere macchie di ossidi o di unto in profondita. In questo caso a necessario stendere una soluzione di DEOXIDO at 50% e lasciare agire per 6-12 ore. Quindi risciacquare ed effettuare il lavaggio acido.

La idrofobizzazione prima del lavaggio

Manto stradale - Pavimento

Una tecnica che viene usata per cotti nuovi di recente installazione e quella della “idrofobizzazione” prima del lavaggio. Questo sistema consiste nell’applicazione di IDROFOB C + CPI su cotti spolverati e puliti a secco. Dopo 2-3 giorni si procede al lavaggio acido. In questo modo non si riscontra l’eventuale risalita di sali che si avrebbe a seguito della umidificazione del pavimento e si può procedere, appena il pavimento risulta asciutto, ai successivi trattamenti. Questi trattamenti possono essere 

effettuati solo con prodotti a base solvente. Il PRIMER K ed il COTTAGE non possono essere utilizzati perchè respinti dalla idrofobizzazione sottostante. Il sistema si usa in particolare per cotti posti all’esterno. II trattamento si effettua con un’altra mano di IDROFOB C seguito da OLEOIDRO, REPELLC, COTTOLIQ o BASYL COTTO a seconda dell’aspetto che l’utilizzatore desidera.

Trattamenti di protezione: i sigillanti

Subito dopo la messa in opera dei pavimenti in cotto oltre che, con il passare del tempo, gli stucchi che fissavano riempiendoli, gli spazi tra una mattonella e l’altra, devono essere ripristinati. Questo fa parte della manutenzione straordinaria di un locale con pavimentazione in cotto. Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria, in fase di pulizia profonda si possono passare sigillanti idro-oleo-repellenti e antiscivolo. Il trattamento può essere eseguito con il risultato di differenti visuali: effetto bagnato, effetto naturale, effetto cerato o anticato.

La pavimentazione in cotto, quando collocata all’esterno o in cantine e scantinati invece, può essere trattata con prodotti traspirantiantimuffaanti-alga e idrorepellenti. Il Consorzio imprendo può eseguire trattamenti su cotto di superfici esterne, facciate e pareti, civili e monumentali. Quando si ha l’esperienza e la professionalità del Consorzio tutti si possono affidare tranquillamente aspettandosi un risultato rapido e perfetto e soprattutto duraturo nel tempo.

Al giorno d’oggi esistono molti prodotti di ottima qualità che comunque devono essere passati da personale competente, specializzato  e soprattutto fornito di macchinario adeguato di ultima generazione, partendo da un capitolato completo e chiaro che garantisca il cliente, sia esso un privato o un Ente preposto.

Trattamenti con sigillanti acrilici in base acquosa: PRIMER K e COTTAGE

PRIMER K e COTTAGE sono due prodotti a base di particolari emulsioni acriliche che consentono una protezione delle superfici in cotto. Caratteristica di questo tipo di trattamento è che il film consente una certa traspirazione del cotto pur impedendo alle macchie di penetrare. Il sistema dei tubicini di Karstens modificati consente di stabilire il numero di mani necessarie per ottenere la protezione antimacchia. Normalmente 2–3 mani sono il minimo sufficiente.

PRIMER K forma un film dell’aspetto più satinato, mentre il film di COTTAGE e più lucido. COTTAGE inoltre è prodotto con una colorazione mattone per tonificare il cotto. Eventualmente anche PRIMER K può essere colorato allo stesso modo.

Se invece si desidera un film protettivo non lucido si può addizionare l’opacizzante (Opacizzante C) al COTTAGE o al PRIMER K fino al massimo del 10% (1 litro per 10 litri di prodotto).

PRIMER K può essere utilizzato anche all’esterno su terrazzi sospesi o al piano terreno se non vi sono problemi di migrazioni delle efflorescenze dovute all’umidità. Si può fare il trattamento all’esterno con PRIMER K e catalizzatore IPC su cotti a poro aperto posati da almeno un anno, quando si è sicuri che non si possono verificare migrazioni di efflorescenze. Nei casi dubbi è indispensabile effettuare un trattamento antirisalita con IDROPEL.

Anche se il trattamento preventivo con IDROPEL si è dimostrato efficacie, per i cotti a poro chiuso all’esterno si preferisce consigliare un trattamento completamente in base solvente (idrofobizzazione con IDROFOB C seguito da OLEO-IDRO o REPELL TON, REPELL C, BASYL COTTO, COTTOLIQ).

E’ necessario effettuare un trattamento antirisalita con IDROPEL, nei casi abbastanza frequenti quando si vuole effettuare l’applicazione di PRIMER K o COTTAGE subito dopo il lavaggio o su pavimenti di recente installazione e in tutti i casi in cui vi può essere un potenziale problema di migrazione di efflorescenze anche su cotti posati all’interno.

IDROPEL può essere applicato anche sul cotto umido dopo il lavaggio. Il PRIMER K o il COTTAGE vanno applicati entro qualche ora dall’applicazione dell’IDROPEL o meglio subito dopo l’asciugatura dell’IDROPEL. Questo trattamento preventivo con IDROPEL è particolarmente consigliato sui cotti a poro chiuso.

Particolare attenzione è necessaria durante l’applicazione di IDROPEL per evitare eccessi di prodotto. La protezione di IDROPEL va fatta assorbire completamente.

Questo può avvenire sui cotti a poro aperto per i quali si consiglia di diluire IDROPEL con il doppio di acqua (1 litro in 16 litri di acqua per cocci a poro aperto e 1 litro in 8 litri di acqua per i cotti a poro chiuso). Eccessi di IDROPEL creano problemi di stendibilità a PRIMER e COTTAGE, che successivamente risultano motto difficilmente decerabili. Applicare sempre una sola mano.

Si effettua il trattamento di base con PRIMER K su pavimenti di ville, su pavimenti antichi, su pavimenti di ristoranti o cucine soggette a schizzi di olio, cibi e bevande.

Questo trattamento di base si effettua con PRIMER K addizionato con l’indurente IPC in ragione dell’ 1,5% (150-200 gr. per 10 It. di prodotto).

L’uso del catalizzatore IPC in generale non è indispensabile. Consente tuttavia di migliorare in maniera significativa la resistenza alle macchie.

Per ottenere particolari colorazioni o per consentire eventuali imperfezioni si possono aggiungere al PRIMER K le basi colorate speciali in ragione di 200-500 grammi per 10 litri di PRIMER K a seconda del grado di coprenza desiderato.
Sono disponibili le due seguenti colorazioni di base:

Sono disponibili inoltre tre colorazioni per correggere il tono delle due colorazioni in base su menzionate. Queste sono:

Pavimento - Piastrella

pasta colorata rossa

piastrella - Pavimento

pasta colorata bruna

Piastrella - Pavimento

pasta colorata gialla

Queste paste vengono utilizzate per venire incontro a esigenze particolari degli utilizzatori su cotti che possono discostarsi dalle normali colorazioni.

PRIMER K viene steso a pavimento umido su pavimenti ben lavati e risciacquati. Quando si usa il PRIMER K colorato applicare sempre una mano di fondo di PRIMER K neutro.

Manutenzione  cotto

Essendo un materiale poroso il cotto assorbe i liquidi con estrema facilità. I nemici principali del cotto sono:

Esistono due tipi di protezione per il cotto:

In locali umidi (cantine, piano terra non ben isolato) è opportuno effettuare una impermeabilizzazione. L’impermeabilizzazione si può effettuare con IDROSTOP FLUIDO SPECIAL se si riesce a deumidificare in maniera significativa per liberare i pori dall’acqua. Quella operazione si effettuerà installando un deumidificatore. Un’altra possibilità è quella di effettuare il trattamento sulla superficie umida con IDROPEL. Successivamente per locali molto umidi installare un deumidificatore per favorire l’asciugamento dell’ambiente e migliorare l’effetto impermeabilizzante dell’IDROPEL. Se si è effettuato il trattamento con IDROSTOP FLUIDO SPECIAL effettuare i trattamenti superficiali con i prodotti a base solvente (BASYL COTTO, COTTOLIQ, REPELL TON). Se si è effettuato il trattamento con IDROPEL si può successivamente applicare il PRIMER K. E’ necessario però installare un deumidificatore per far asciugare il film nel caso l’ambiente risulti molto umido. L’idrofobizzazione è indispensabile per i cotti a poro chiuso in locali umidi.